domenica 28 giugno 2020

LE MULTINAZIONALI VOGLIONO PIÙ CENSURA SU FACEBOOK: HANNO BISOGNO DI SCHIAVI LOW-COST







LE MULTINAZIONALI VOGLIONO PIÙ CENSURA SU FACEBOOK: HANNO BISOGNO DI SCHIAVI LOW-COST






Si allunga la lista delle multinazionali che sfruttano manodopera a basso costo che hanno deciso di boicottare Facebook e i social media. Una vera e propria estorsione.
L’ultima a unirsi è il gigante della ciofeca che osa definire caffè, Starbucks, che ha annunciato la sospensione della pubblicità su tutte le piattaforme. “Noi siamo contro i contenuti d’odio e crediamo che il mondo delle imprese e quello della politica debbano unirsi per realizzare un vero cambiamento”, ha fatto sapere la multinazionale.
Sono terrorizzati. Una eccessiva risposta autoimmune che non farà bene al sistema della globalizzazione. Non si capisce in che modo i social potrebbe censurare, legalmente, più di quanto già facciano, senza perdere utenti in maniera tale da divenire inutili. Perché una cosa dovrebbe fare riflettere gli arroganti delle multinazionali: quelli che loro definiscono ‘razzisti’ sono probabilmente la maggioranza dei loro clienti. Quel vuoto, prima o poi, qualcuno lo riempirà. Anche per i social c’è un limite di censura oltre il quale diverranno non più appetibili alla massa.
E che le multinazionali siano contro i bianchi lo dimostra anche la cancellazione della petizione per il licenziamento della prof. indiana di Cambridge che aveva spiegato come le vite dei bianchi non contassero. Mascherando questo invito al genocidio con la frase successiva.



La petizione aveva raggiunto migliaia di firme. I bianchi non possono agire come gruppo. Le multinazionali non vogliono.






Questa della professoressa indiana (a Cambridge) non la sapevo, meriterebbe un articolo a parte.
Comunque la signora dovrebbe riconoscere che lo stipendio glielo pagano contribuenti bianchi in vita e lavoranti, e il luogo in cui insegna fu costruito da bianchi, non da pachi, o neri.


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