lunedì 29 giugno 2020

INTERCETTAZIONE, GIUDICE CHE HA CONDANNATO BERLUSCONI: “DEVE ESSERE CONDANNATO A PRIORI”









INTERCETTAZIONE, GIUDICE CHE HA CONDANNATO BERLUSCONI: “DEVE ESSERE CONDANNATO A PRIORI”






Le intercettazioni ambientali riguardano un commento alla sentenza che condannò al carcere Silvio Berlusconi nel 2013. Amedeo Franco – durante una conversazione telefonica con il Cav – ammette che è stato condannato ingiustamente e che tutto “è stato pilotato dall’alto”. La sentenza definitiva riguardava una presunta appropiazione inedebita di diritti tv. Ma così – e ora lo dimostrano pure i documenti e gli audio – non è stato.
Le carte oggi pubblicate in esclusiva da Il Riformista e gli audio choc mandati in onda a Quarta Repubblica fanno rabbividire. Il magistrato – a modo suo – chiede scusa a Silvio Berlusconi per quel processo così fazioso. “A mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia – dice Amedeo Franco -. Tutti i miei colleghi e anche i suoi che pure non la supportano sono convinti che questa cosa sia stata guidata dall’alto. Lei doveva essere condannato a priori perché è un mascalzone”.
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Questa sera, a Quarta Repubblica condotta da Nicola Porro, dopo le carte scoperte da Il Riformista sono stati fatti sentire al pubblico gli audio choc del magistrato Amedeo Franco. “Berlusconi deve essere condannato a priori perché è un mascalzone! Questa è la realtà, a mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia… l’impressione che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto. In effetti hanno fatto una porcheria perché che senso ha mandarla alla sezione feriale? Voglio per sgravarmi la coscienza, perché mi porto questo peso del… ci continuo a pensare. Non mi libero. Io gli stavo dicendo che la sentenza faceva schifo”, dice Amedeo Franco.​
In una seconda conversazione (il Cav dopo la sentenza sentì il magistrato Franco e con lui c’erano dei testimoni così registrarono tutto), Amedeo Franco sosteneva che “sussiste una malafede del presidente del Consiglio, sicuramente, lui lo sapeva”. Nella conversazione il Cav chiede “cosa sa il Presidente”. Risposta: “Sa che è una porcheria”. E riferiva voci secondo le quali il presidente Esposito sarebbe stato “pressato” per il fatto che il figlio, anch’egli magistrato, era indagato dalla Procura di Milano per “essere stato beccato con droga a casa di…”. E poi: “I pregiudizi per forza che ci stavano… si potesse fare…si potesse scegliere… si potesse… si poteva cercare di evitare che andasse a finire in mano a questo plotone di esecuzione, come è capitato, perché di peggio non poteva capitare…Questo mi ha deluso profondamente, questo… perché ho trascorso tutta la mia vita in questo ambiente e mi ha fatto… schifo, le dico la verità, perché non… non… non è questo, perché io … allora facevo il concorso universitario, vincevo il concorso e continuavo a fare il professore. Non mi mettevo a fare il magistrato se questo è il modo di fare, per… colpire le persone, gli avversari politici. Non è così. Io ho opinioni diverse della… della giustizia giuridica”.
Nelle intercettazioni ambientali del 2013, Amedeo Franco dice che se avesse saputo di questa storia, di questa “porcheria”, “mi sarei dimesso, mi sarei dato malato. Non volevo essere coinvolto in questa cosa”. Franco – si sente nell’intercettazione – dice al Cav che quando ha fatto notare le sue perplessità tutti hanno fatto finta di nulla: “E’ destino che Berlusconi debba essere condannato a priori. Purtroppo c’è una situazione che è veramente vergognosa”. E sempre rivolgendosi a Berlusconi, Amedeo Franco dice chiaramente: “A mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia”. Franco nel corso dell’intercettazione fa una rivelazione choc: “Tutti i miei colleghi e anche i suoi che pure non la supportano sono convinti che questa cosa sia stata guidata dall’alto”.
La magistratura va rasa politicamente al suolo. Non c’è alternativa. Dopo queste intercettazioni, mandate in onda da Quarta Repubblica, nessuno può entrare in un’aula di tribunale sereno, senza essere di estrema sinistra. O comunque vicino all’oligarchia che controlla il discorso.













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