martedì 30 giugno 2020

STIAMO RIPORTANDO IL CORONAVIRUS IN ITALIA CON GLI IMMIGRATI








STIAMO RIPORTANDO IL CORONAVIRUS IN ITALIA CON GLI IMMIGRATI






Quando l’Italia sembrava poter tirare un sospiro di sollievo, ecco che arrivano gli immigrati. Tornano a salire i decessi da coronavirus, ‘grazie’ ai casi positivi d’importazione.
A risentirne maggiormente Roma e, più in generale, il Lazio dove, il flusso quotidiano dall’estero di migranti sta diventando un problema.
Sono infatti una dozzina i passeggeri risultati positivi provenienti dai nuovi focolai de Pakistan, Bangladesh e Sudamerica.
Tra questi anche un uomo proveniente dal Bangladesh, sospettato di aver contagiato un connazionale, dipendente dei due ristoranti di Fiumicino dove si è originato un cluster con 10 infetti:
In Bangladesh, secondo i dati ufficiali, non muore quasi nessuno di coronavirus. Però, quelli che sbarcano in Italia hanno dato vita ad un focolaio importato: come nel caso cinese, non possiamo fidarci. Eppure, continuiamo a raccattare bangla sui barconi e metterli in hotel e ad accettare voli aerei da Dacca.




Infatti, nonostante le rassicurazioni del governo, l’ingresso degli immigrati via aerea è consentito per “comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza o per motivi di salute”, mentre “resta in ogni caso consentito rientrare presso il proprio domicilio, abitazione o residenza”. Un lasciapassare che mette a repentaglio la sicurezza dell’Italia. Senza contare tutti gli infetti sbarcati dalle navi ong che hanno costretto a dichiarare zona rossa il centro d’accoglienza galleggiante Moby Zazà.


E a breve riapriranno i voli dalla Cina. Mesi in casa per nulla.




“Siamo a favore di controlli più rigidi sugli arrivi dal Bangladesh. Condanniamo l’irresponsabilità del governo del nostro Paese che non riesce a gestire la situazione”. Lo dice all’AdnKronos Mohamed Taifur Rahman Shah, presidente dell’associazione dal nome inquietante Italbangla, commentando le notizie sui nuovi focolai di Coronavirus che hanno coinvolto la cosiddetta comunità bengalese in Italia.
In pratica, senza di loro e quelli che sbarcano le ong, non avremmo coronavirus oltre la Lombardia.
“I primi contagi in Bangladesh si sono verificati ai primi di marzo. Oggi siamo arrivati a circa 140mila casi: il Bangladesh è tra i primi stati al mondo per numero di contagi”. “Chi cerca di arrivare dal Bangladesh in Italia oggi lo fa per due motivi. Il primo è per tornare sul luogo di lavoro. Il secondo è più preoccupante ed è collegato alla diffusione del coronavirus nel nostro Paese. Il governo del Bangladesh è irresponsabile e non riesce a dare risposte: non ci sono tutele per la salute, cure mediche, è il far west. E’ anche per questo che qualcuno cerca di fuggire. Il governo non riesce a controllare chi parte e siamo preoccupati”, ha concluso.
Insomma, vengono in Italia a farsi curare gratis.
Lavoro. Questi infestano le nostre città. Non servono controlli, serve chiudere ai voli dal Bangladesh, mica ci arrivano turisti.
E attenzione: arrivano coi barconi dopo volo aereo Dacca-Tripoli. A migliaia traghettati dalle Ong.




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