giovedì 1 agosto 2019

PRETE A BERGOGLIO: “ISLAMICI CI SGOZZANO, E TU LI INVITI IN CHIESA?”


PRETE A BERGOGLIO: “ISLAMICI CI SGOZZANO, E TU LI INVITI IN CHIESA?” – VIDEO





Nella Chiesa di Bergoglio monta la protesta contro il sincretismo islamofilo. Uno degli attacchi più duri contro il servilismo dell’attuale Papa verso l’islam venne dopo il brutale omicidio di Padre Hamel nel 2016, che viene ricordato proprio in questi giorni.
“Tu mi ammazzi un parroco e poi ti inviti la settimana dopo nella mia Chiesa a pregare la tua religione. Anche le altre chiese del mondo oggi saranno invase da musulmani senza che nessuno li abbia invitati”.
Iniziava così la lettera di protesta di un prete cattolico contro la pagliacciata degli islamici nelle chiese, dopo che due immigrati islamici di seconda generazione avevano sgozzato padre Jacques Hamel nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray. Che definiva come “l’ennesimo atto di prepotenza dell’islam”.
La Chiesa ha il suo primo martire dell’immigrazione: Padre Jacques Hamel, 86 anni, sgozzato nella chiesa di Saint Etienne du Rouvray, in Francia. Era stato ordinato nel 1958. La chiesa colpita era nelle lista di obiettivi di un terrorista islamico arrestato lo scorso Aprile a Parigi. L’algerino Ahmed Glham.


“Se c’è proprio una cosa che noi temiamo è vederci arrivare i ‘turchi’ in chiesa…”, scriveva il prete che ha chiesto alla redazione di garantirgli l’anonimato per evitare l’esposizione mediatica. “Se lo avessi fatto io, non in Egitto, ma qui a Milano, di presentarmi in una moschea dicendo che mi sono autoinvitato a pregare, mi avrebbero lasciato alla porta – continuava – e se avessi insistito sarebbe scoppiata la rissa col coltello”.
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“Certo – continuava il prete – tutti pregheranno oggi: i cristiani di non trovarsi qualche terrorista vicino. (Non esisterà, tra l’altro, alcun sistema di controllo e sicurezza, se non quelli di default nelle chiese più grandi…)”. E ancora: “Certo, tutti oggi ringrazieranno Dio: i cristiani di poter essere usciti vivi e incolumi dalla propria chiesa. Nessun vescovo farà sentire la sua voce dicendo che la cosa andava almeno concordata insieme”. Quindi, conclude la lettera condannando apertamente l’islam e definendolo “prepotente e invasore, anche quando vuole farsi apprezzare come misericordioso e gentile”. “Se ci entrano in chiesa quando vogliono fare la pace – tuona – pensa che cosa possono fare quando sono leggermente alterati… eh, lo sappiamo cosa, tra l’altro…”.
Ormai esistono due Chiese. Una prostrata all’invasione afroislamica, quasi eccitata da questa eventualità che sente a livello pre-sessuale. L’altra che resiste.
Come quella rappresentata dal vescovo siriaco ortodosso libanese George Saliba, che ha definito i musulmani “nemici di Cristo”, riferendosi alle atrocità compiute in Iraq dai seguaci del “Califfo” Abu-Bakr al Baghdadi (in foto) nei confronti della minoranza cristiana.
Quello che accade in Iraq è molto brutto, ma è normale per i musulmani, perché non hanno mai trattato bene i cristiani, nei cui confronti hanno sempre avuto un atteggiamento offensivo e diffamatorio“.
“Noi non chiamiamo alle armi e alla guerra, non ne siamo capaci. Eravamo abituati a vivere e coesistere con i musulmani, ma poi loro hanno cominciato a mostrarci i denti”.
Sono nemici di Cristo – ha aggiunto Saliba – e non sono diversi dagli ebrei, in termini di minaccia ai cristiani. Non hanno il diritto – ha detto con riferimento ai fatti iracheni- di prendere d’assalto le case, rubare, attaccare l’onore dei cristiani. Molti musulmani lo fanno, gli Ottomani lo facevano e poi gli stati nazionali hanno capito le nuove circostanze, ma hanno continuato a dare vantaggio ai musulmani. L’Islam non è mai cambiato e i musulmani sono stati educati a trattare male i cristiani“.
Non siamo sorpresi da questi comportamenti, ma speriamo in quei fratelli musulmani che non li appoggiano, sebbene siano una minoranza“.
Queste riflessioni mettono in evidenza la distanza abissale tra chi vive la società multietnica e multireligiosa, e quindi ne conosce gli orrori, e chi invece è abituato a descriverla in base alla propria immaginazione oppure in armonia con l’ideologia del momento per paura di apparire politicamente scorretto.



















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