venerdì 26 maggio 2023

GLI ISLAMICI CONTANO MIGLIAIA DI EURO GRAZIE ALLA DROGA, MA SOPRATUTTO GRAZIE AGLI ACCOGLIONI TOSSICI E ALCOLIZZATI




 BREAKING NEWS, CRIMINI IMMIGRATI, INVASIONE, VIDEO

CONTANO PACCHI DI BANCONOTE: COSÌ GLI SPACCIATORI AFRICANI SFOTTO L’ITALIA SUI SOCIAL – VIDEO

MAGGIO 26, 2023








Dall’Italia arrivano i video dei giovanissimi spacciatori marocchini partiti per intraprendere la strada dello spaccio: la conta delle banconote è uno dei sistemi più efficaci per reclutare nuovi manovali della droga dall’Africa. Invogliando altri marocchini a venire in Italia col barcone o coi famigerati ricongiungimenti familiari.

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Abrogare i ricongiungimenti familiari dovrebbe essere il pensiero fisso di questo governo. Invece pensano ai ponti.

I video dei giovani pusher marocchini per ostentare il «bottino» agli occhi dei coetanei rimasti in patria tra la povertà. Con i grossisti a godersi gli introiti investendo in terreni, case, locali e cantieri di nuovi quartieri

Gli spacciatori nei boschi della droga a Varese: la conta dei soldi e il vanto sui social
Il tricolore italiano a marcare il territorio. Un indizio che arriva dalle scritte in arabo che evocano la regione di Béni Mellal-Khénifra, nell’entroterra marocchino, esplorata di recente dal Corriere con il viaggio nella cittadina dei grossisti della droga (Fquih Ben Salah) e in quella (Oued Zem) negli ultimi mesi provenienza dei giovani spacciatori dei boschi soprattutto della provincia di Varese. Se, come ci viene detto da fonti marocchine, altri gruppi di ragazzi emigrati per delinquere in Francia o in Belgio sono molto attenti nell’esibizione pubblica dei reati (in questo caso, del provento del reato, con larga probabilità lo spaccio), stavolta invece, con il video che vedete e che è stato pubblicato sui canali social, no. Per niente. Anzi, pur travisando il volto, la conta delle banconote diventa un gran vanto da condividere. Anche con i medesimi coetanei rimasti a vivere in quelle terre povere, di alti tassi di analfabetismo e dispersione scolastica, e che, come tragicamente succede, potrebbero subire il fascino dei tanti, tantissimi soldi facili, non importa come accumulati, e tentare loro pure l’avventura italiana.

Ora, forse in quanto collocato in una geografia periferica (per dire, non v’è l’interesse mediatico riscontrato invece con l’ex famigerato boschetto della droga di Rogoredo), il tema delle bande marocchine nel Varesotto, per un complessivo stimato da magistrati, carabinieri e polizia di almeno duecento unità, non sta avendo l’obbligatorio approccio da parte delle istituzioni esterne all’area in esame. Nonostante i cinque omicidi, il probabile ma imprecisato numero dei delitti mai scoperti, e le parecchie indagini, compresa l’ultima coordinata dal sostituto della Procura di Busto Arsizio Ciro Caramore e svolta dai carabinieri del comandante provinciale Gianluca Piasentin, che hanno impedito sanguinari scontri finali tra bande nemiche, pare proprio che la situazione non cambi.

Il Marocco, come accertato da fonti governative italiane e americane, è il primo produttore mondiale di hashish contando su una media annua di 20mila ettari coltivati a resina di cannabis, ovvero la superficie di Milano. Ma al contempo è uno dei principali hub intercontinentali della cocaina, di provenienza dal Sudamerica (specie lungo l’asse con il Brasile), in conseguenza della favorevole logistica: da una parte l’Atlantico, dall’altra il Mediterraneo. In provincia di Varese opera la manovalanza, mentre in Marocco i grossisti si godono gli introiti investendo in terreni, case, locali, cantieri di nuovi quartieri ultra-residenziali anche sul litorale di Casablanca, in riva all’oceano. Ma a monte, è evidente, permane l’infinita domanda di droga da parte degli italiani, che si avventurano nei boschi pur di avere le dosi quotidiane. Giovani, adulti, mamme. Giorno e notte.

Se fino a qualche anno fa i giovani lasciavano il Marocco per cercare la fortuna in Italia tentando almeno di intraprendere la strada dell’onestà, diventando “vu cumprà”, oggi tutto è cambiato. Molti di loro cercano il guadagno facile, entrano a far parte dei giri dello spaccio e ingrossano le fila del degrado, alimentando la pericolosità sociale delle nostre città. E provano anche a reclutare altri utilizzando dei video in cui si vedono i proventi delle loro ricchezze.

Come spiega un reportage condotto dal Corriere della sera in Marocco, nel paese dal quale fin dagli anni Ottanta partivano i “vu cumprà”, questi giovani fanno vanto degli introiti dei loro malaffari. E viene spiegato che ci sono delle differenze tra quelli che emigrano per delinquere in Italia e quelli che, invece, emigrano per delinquere in altri Paesi dell’Europa, perché i secondi sono molto più attenti. I marocchini irregolari in Italia inviano video in cui ostentano una ricchezza esagerata, ovviamente fittizia. Quasi mai senza mostrarsi in volto, si riprendono mentre effettuano la conta delle banconote per diverse migliaia di euro. Banconote che, ovviamente, non sono esattamente loro ma appartengono ai veri organizzatori criminali ai quali devono poi essere consegnate.

Ma questo è un dettaglio che non viene fornito, quel che importa è mostrare la conta, mostrare i soldi ed esibirli davanti agli occhi dei coetanei rimasti in Patria, magari in povertà. In questo modo si fa crescere la voglia di rivalsa e di emulazione e si crea una vera e propria filiera di reclutamento per le nuove leve, da portare in Italia a fare il lavoro sporco nei boschi della droga. Il più attivo al momento è quello di Varese, dove i marocchini vivono e presidiano il territorio, ma ci sono esempi anche altrove, come a Lecco, per esempio. Non è un tema particolarmente affrontato ma queste aree sono quelle a più alta incidenza di criminalità e la droga arriva direttamente dai Paesi produttori. Il Marocco è uno dei principali produttori di hashish al mondo e uno degli hub internazionali di smistamento della cocaina più attivi.

Il pericolo è evidente. Le forze dell’ordine sono impegnate quotidianamente sul territorio per bloccare la filiera ma finché ci saranno i video promozionali, quelli in cui si mostra lo spaccio come qualcosa di esaltante e arricchente, capace di reclutare nuove leve, non sarà possibile sradicare l’illegalità dal territorio.
























faccio fatica e guardare sti tipo di video delle merde che hanno devastato la ex Patria
vaffanculo tutti

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