martedì 3 gennaio 2023

 BREAKING NEWS, DOSSIER ACCOGLIENZA, ROMA

CASE DI LUSSO IN CENTRO PER GLI IMMIGRATI GAY: “NON LI VOGLIONO IN CENTRI ACCOGLIENZA”

GENNAIO 3, 2023









Sia chiaro, il bando è del Comune di Roma, ma tutto questo avviene perché il Governo Meloni non ha mosso un dito da quando si è insediato per svuotare i centri di accoglienza: anzi, li sta riempiendo a velocità pazzesca.

Case di lusso in centro a Roma per gli immigrati frufru che potranno liberamente sodomizzarsi senza essere perseguitati dai colleghi clandestini ‘omofobi’.

E’ la nuova bizzarra iniziativa del sorosiano Gualtieri, quello che hanno fatto sindaca di Roma.

Casa di lusso in centro Roma con wifi e ascensore per le coppie di immigrati Lgbt che chiedono asilo politico o mirano all’ottenimento dello status di rifugiato in Italia: lo prescrive un bando di gara del Comune di Roma lanciato il 13 dicembre scorso, con scadenza il 20 gennaio.

Come da determina comunale del 24 novembre, il progetto utilizza fondi pubblici per 23 milioni e 780 mila euro l’anno e prevede 1320 posti da utilizzare nel triennio 2023-2025». Un fiume di soldi per una masnada di culattori.

Il bando ha la firma dell’assessore alle Politiche Sociali, Barbara Funari

Gli appartamenti dovranno «essere ubicati in zone centrali, in quartieri che favoriscano l’inserimento delle persone accolte nel contesto locale, facilitando la costruzione di rapporti relazionali necessari per il raggiungimento di un’adeguata integrazione sociale».

Gli appartamenti, forse per difficoltà motorie post sodomia, dovranno poi «essere provvisti di ascensore, laddove gli stessi non siano edificati al pian terreno o non si sviluppino all’interno di unità immobiliari terratetto» e garantire al loro interno «la copertura di una rete wifi per consentire alle persone accolte la possibilità di poter accedere gratuitamente ai collegamenti on-line».

«Il livello di accettazione delle persone LGBT+» risulta essere «molto basso nei centri d’accoglienza: l’esperienza di convivenza di persone LGBT+ in contesti di accoglienza collettiva rischia di ostacolare l’emersione o l’espressione di un’identità di genere o di un orientamento sessuale dissimile dal resto dei conviventi».























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