AFRICANO: “SONO UNO SPACCIATORE ONESTO”, VUOLE SGOZZARE CLIENTE MOROSO
GENNAIO 30, 2023
“Io sono uno spacciatore onesto, vendo droga e mi aspetto che mi paghino”.
Nel processo in Corte d’Assise a Rimini, che vede sul banco degli imputati tre ragazzi senegalesi accusati di aver sequestrato un 18enne milanese al termine di una compravendita di pochi grammi di droga finita male avvenuto lo scorso 23 luglio a Riccione per il quale è intervenuta per competenza la Divisione Distrettuale anti Mafia di Bologna il tutto per 2 palline di cocaina non pagati per un valore di nemmeno 100 euro coi principali imputati che si trovano ancora in carcere e che rischiano una pena superiore ai 25 anni, a parlare è stata la volta della vittima che sul banco dei testimoni ha ripercorso l’incubo di quella notte. I protagonisti della vicenda, poi finiti in manette difesi dagli avvocati Tiziana Casali, Francesca Baroncelli e Federico De Micheli, sono tre ragazzi, tutti 24enni e di origini senegalesi residenti tra Milano e Pavia e una ragazza, anche lei di origini senegalesi 20enne residente a Bergamo, che insieme a una seconda ragazzina la scorsa estate si trovavano nella zona del Marano.
“Quando mi hanno accerchiato fuori dal locale non avevo idea di cosa volessero”
Il racconto del ragazzino è partito quando, intorno all’1.30, era uscito dal Mojito di Riccione dopo aver trascorso la serata nel locale insieme a due amici, uno dei quali 24enne, e il trio si è perso subito di vista. “Ero rimasto solo – ha spiegato la vittima – e ho visto il mio amico 24enne che si allontanava in tutta fretta dicendomi che andava a prelevare dei soldi al bancomat ma non ho capito il bene il motivo. Sono rimasto circa 10 minuti nel parcheggio davanti al locale ed è stato a questo punto che sono stato avvicinato dai tre senegalesi che mi hanno detto che l’altro ragazzo aveva comperato della cocaina da loro e che era scappato senza pagare. Per loro il 24enne era un mio amico e mi hanno accerchiato e preteso che saldassi io il debito del 24enne mentre, uno di loro, ha estratto un coltello e me lo ha puntato contro. Ho subito capito che era una situazione pericolosa e, per evitare guai, mi sono offerto di pagarli piegando che però non avevo contanti con me e che dovevo andare a un bancomat”.
Spaurito ed intimidito, il 18enne ha spiegato di non aver potuto far altro che informarsi su dove fosse lo sportello bancario più vicino e come ricostruito anche dalle telecamere a circuito chiuso sempre scortato dal gruppo di senegalesi si è avviato sul lungomare in direzione di piazzale Azzarita. “Erano aggressivi – prosegue nella sua testimonianza – mi tenevano costantemente sotto controllo standomi intorno. Pensavo di scappare ma loro erano più atletici di me e, poi, era la prima volta che mi trovavo in quel posto e non sapevo dove andare. Mentre uno di loro mi minacciava col coltello, gli altri lo spalleggiavano e mi hanno portato davanti al bancomat, dove ho provato a prelevare, ma lo sportello automatico mi ha dato errore”.
“E’ stato a questo punto che, dopo essersi impossessati del mio cellulare e avermi costretto a sbloccarlo, hanno preteso che cercassi di contattare il 24enne. All’inizio lui non mi rispondeva e siamo tornati indietro verso piazzale Aldo Moro, mi sembravano violenti e non ho potuto far altro che seguirli sempre sotto la minaccia del coltello. Ogni tanto provavo a chiamare il mio amico e, quando hanno capito qual’era il suo numero anche loro provavano a telefonargli usando il mio cellulare”. Quello che sembrava essere il capo del gruppo, riconosciuto in aula dal 18enne, era lo stesso armato di coltello e, come ha raccontato il testimone “Continuava a dirmi che voleva i 200 euro per le tre palline di cocaina che aveva dato al mio amico. Col 24enne sono poi riuscito a parlarci e mi ha detto che stava cercando di prelevare al bancomat e che in realtà erano 2 palline di droga per un valore di 80 euro. Io volevo fare di tutto per darglieli e chiudere la questione perchè avevo paura e temevo per la mia incolumità. Ancora oggi mi agito se ripenso a quella sera”.
“Cercavo di attirare l’attenzione dei passanti per chiedere aiuto ma nessuno mi dava retta”.
Il gruppo di senegalesi, sempre tenendo socco costrizione il 18enne, si è quindi avviato nuovamente verso il Mojito in cerca del 24enne. “Cercavo di attirare l’attenzione dei passanti con dei gesti disperati – ha proseguito la vittima – ma nessuno mi dava retta. Ho provato a fermare una persona, dicendo che mi stavano minacciando con un coltello e avevo bisogno di un prestito lasciando in garanzia i miei documenti ma niente. Ogni volta che provavo ad avvicinare qualcuno il ragazzo col coltello mi diceva di stare zitto e seguirlo e, a dimostrazioni delle sue intenzioni, con la lama ha danneggiato delle auto in sosta per farmi capire che mi avrebbe fatto del male. ‘Hai capito cosa faccio?’, mi ha chiesto dopo aver rigato le carrozzerie per poi aggiungere facendomi vedere delle palline di cocaina e dei soldi ‘Io sono onesto, vendo droga alle persone e mi aspetto che queste mi paghino'”.E’ stato a questo punto, mentre i senegalesi e il 18enne si trovavano nei pressi del ristorante La fattoria del mare, che al gruppo si sono aggiunte due ragazze amiche degli stranieri. “Credo che si conoscessero già – ha spiegato la vittima – ma tra di loro parlavano una lingua che non conoscevo. A una di loro ho chiesto aiuto, spiegandole la situazione, e lei mi ha risposto di stare tranquillo e che non mi sarebbe successo nulla se il mio amico fosse tornato coi soldi. Nel frattempo cercavo di fare dei cenni per richiamare l’attenzione di una guardia privata che si trovava li vicino e che penso avesse capito che c’era qualcosa che non andava. Mentre lui si avvicinava, sul posto sono arrivati anche i carabinieri e il mio amico. Il senegalese col coltello, alla vista dei militari dell’Arma, ha gettato la lama a terra e l’ha allontanata con un calcio per poi fare la stessa cosa con lo spinello che stava fumando. I carabinieri cercavano di capire cosa stesse succedendo ma, io ero ancora terrorizzato dalla presenza dei senegalesi e solo quando la guardia privata mi ha preso da parte allontanandomi dagli altri ragazzi ho trovato il coraggio di raccontare quello che mi stava succedendo”.
L’udienza è poi proseguita con la visione in aula dei filmati delle telecamere a circuito chiuso che, durante il presunto rapimento, hanno inquadrato il 18enne e il gruppo di senegalesi nei loro vari spostamenti. Al termine della visione delle immagini il 24enne, indicato come il possessore del coltello, ha voluto rendere spontanee dichiarazioni alla corte. Il ragazzo ha sottolineato come, a differenza di quanto dichiarato dalla vittima, non si vedano momenti di costrizione nei suoi confronti precisando allo stesso tempo come nonostante ricostruzione fatta dal 18enne non ci siano scene in cui il più grande cerchi di tenere il più piccolo per evitare che possa scappare. Il processo è stato aggiornato al prossimo 20 febbraio quando verranno ascoltati gli imputati.
Un governo serio rilascerebbe a cittadini addestrati licenza di uccidere gli spacciatori noti sul posto, legalmente, dopo un processo sommario.
Quanto ai drogati, soprattutto i dementi occasionali dello sballo, ai lavori forzati per la collettività e patente ritirata per almeno cinque anni. Alla seconda volta, per sempre.
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