sabato 2 maggio 2020

E’ EMERGENZA: GLI IMMIGRATI CI STANNO RUBANDO TUTTI I LAVORI









E’ EMERGENZA: GLI IMMIGRATI CI STANNO RUBANDO TUTTI I LAVORI





In questi anni, quando l’occupazione aumentava, aumentava solo per gli immigrati.
I sindacati hanno avuto ruolo attivo in questa sostituzione etnica nel mondo del lavoro.
Negli ultimi dieci anni gli occupati stranieri hanno sostituito quelli italiani. È questo il principale risultato di una ricerca del Centro Studi ImpresaLavoro, realizzata su elaborazione di dati Istat ed Eurostat e disponibile qui nella versione integrale.
Suddividendo gli occupati totali per cittadinanza – quindi tra italiani e stranieri (UE ed extra UE) – secondo ImpresLavoro emerge un chiaro effetto “sostituzione”: dal 2008 al 2018 quelli stranieri sono infatti aumentati da 1.690.090 a 2.455.003 (+764.913 unità, +45,3%) a fronte della riduzione di quelli italiani, che sono invece diminuiti da 21.400.258 a 20.759.946 (-640.312 unità, -3,0%).
Prendendo in considerazione soltanto i cittadini stranieri extra-UE, ci si accorge inoltre di un dato altrettanto significativo: l’Italia è tra i pochissimi Paesi europei in cui questi sono occupati più e meglio dei cittadini nazionali.
Questo prima del coronavirus e della quarantena che causerà milioni di disoccupati.
Buon Primo Maggio appena passato.
E il governo ha intenzione di proseguire questa sostituzione etnica:
Il governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca, nella sua conferenza quotidiana sul coronavirus, se la prende con i runner, definiti ‘cinghialoni’, poi annuncia che sul litorale domizio arriveranno ben ventimila immigrati. Clandestini. “Abbiamo un problema molti delicato. Monitoreremo questi ventimila lavoratori insieme con le Asl di competenza per evitare il diffondersi del contagio”. 




Noi vogliamo un governo che preveda immigrazione zero per gli anni a venire. Vogliamo l’abrogazione dei ricongiungimenti familiari. Vogliamo flussi zero in ingresso: lo vuole la maggioranza degli italiani.
Altro che sanatorie.


Tutto vero, però non possiamo negare che negli ultimi 10 anni sono aumentati i giovani 20-30enni che snobbano i lavori umili perché considerati “pesanti” o perché il sabato e la domenica non sono liberi. C’è un problema culturale di fondo, dovuto in primis al declino della scuola italiana che non fa più cultura e formazione, e si occupa solo di indottrinare. Inoltre lo Stato costringe troppi asinacci all’obbligo di frequenza fino a 16 anni, peggiorando l’offerta formativa in quanto sono una palla al piede per le classi in cui si trovano. Va ripristinato fino a 14 anni, l’importante è che sappiano leggere e scrivere. Poi a questi fattori si aggiungono i genitori, i quali convinti che i propri figli debbano diventare degli Agnelli, Berlusconi o Ferrero, pur non avendo particolare vocazione allo studio li mandano all’università, dove tutto fanno meno che studiare (es. Erasmus), e ottengono la laurea molto tardi e regalata. E’ tutta manodopera sottratta all’economia.
Purtroppo la nostra è una società egoista e individualistica, dove la gente invece di avere una visione globale del Sistema, pensa solo ed esclusivamente ai ca**i.


Hai ragione werner ci sono troppi asini e troppi che si sentono acculturati dopo aver preso a 40 anni una laurea in sociologia delle patatine fritte e poi vanno anche a pontificare. Ma la colpa è anche dei genitori, anche genitori operai o perfino disoccupati, che vedono i loro ‘pampini’ come dei principini cui tutto è dovuto, e questi sono i risultati.


Concordo e sottoscrivo pienamente.


Verrà un ministro del lavoro con i controcoglioni per “nazionalizzare”i posti di lavoro?






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