domenica 31 gennaio 2021

 BREAKING NEWS, ECONOMIA

UNIMPRESA, ALLARME CINESI CLANDESTINI: COSÌ DISTRUGGONO LA NOSTRA ECONOMIA

GENNAIO 31, 2021




























I laboratori cinesi clandestini fanno concorrenza sleale, con la guerra dei costi, e costituiscono la più pericolosa “bomba” per il futuro dei distretti industriali e delle piccole, medie imprese italiane. È l’allarme lanciato da Unimpresa nel documento “La crisi dei distretti industriali e delle Pmi” che mette in fila le sei “bombe” esplose, nel corso del 2020, sull’economia del distretto, specie quello della moda, «in una devastante successione, come negli attentati terroristici, che eliminano oltre alle prime vittime, anche i soccorritori e, infine, gli stessi investigatori».

Oltre alla concorrenza sleale dei laboratori cinesi clandestini, le altre cinque minacce per il tessuto produttivo del Paese, evidenziate da Unimpresa, sono: la cassa integrazione che non arriva ai lavoratori con gli imprenditori costretti ad anticiparla ai loro dipendenti; la fuga delle migliori risorse umane, che, se scarsamente occupate, trovano impieghi migliori, privando le Pmi di manodopera pregevole; l’ansia e il timore per il futuro create dal Covid-19, specie se colpisce le aziende con 4-5 dipendenti; l’arretratezza digitale, soprattutto delle microimprese, dove addirittura si fatica a utilizzare la semplice posta elettronica; i comportamenti degli acquirenti e delle grandi firme che schiacciano i terzisti mettendo in atto uno spregevole taglieggiamento, alla faccia dei codici etici europei e il piccolo imprenditore, con l’acqua alla gola, è costretto a subire.


Oltre alla concorrenza sleale dei laboratori cinesi clandestini, le altre cinque minacce per il tessuto produttivo del Paese, evidenziate da Unimpresa, sono: la cassa integrazione che non arriva ai lavoratori con gli imprenditori costretti ad anticiparla ai loro dipendenti; la fuga delle migliori risorse umane, che, se scarsamente occupate, trovano impieghi migliori, privando le Pmi di manodopera pregevole; l’ansia e il timore per il futuro create dal Covid-19, specie se colpisce le aziende con 4-5 dipendenti; l’arretratezza digitale, soprattutto delle microimprese, dove addirittura si fatica a utilizzare la semplice posta elettronica; i comportamenti degli acquirenti e delle grandi firme che schiacciano i terzisti mettendo in atto uno spregevole taglieggiamento, alla faccia dei codici etici europei e il piccolo imprenditore, con l’acqua alla gola, è costretto a subire.











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