NO, BERGOGLIO: NOI NON SIAMO FRATELLI DI KABOBO E OSEGHALE
La terza enciclica di Bergoglio è un’ode al globalismo. Del tutto contraria al pensiero cristiano.
Secondo Bergoglio siamo tutti fratelli e dobbiamo abbattere i confini. Manco per il cazzo.
“E’ nostro dovere rispettare il diritto di ogni essere umano di trovare un luogo dove realizzarsi pienamente come persona”.Così Papa Francesco, nella sua
terza Enciclica “Fratelli tutti” dedicata alla fratellanza universale.“Basta cultura dei muri”,e invoca “un popolarismo contro il populismo”,accusando “nazionalismi aggressivi mascherati da difesa di interessi nazionali”.
Chiede etica nelle relazioni internazionali,una governace globale sulle migrazioni,riforma dell’Onu.”Il virus non è castigo divino,svela false certezze”.
E questo è il delirante servizietto del Tg1 sul tema:
La verità è che il Cristo non ha mai detto che siamo tutti fratelli, ha detto “ama il PROSSIMO tuo”, non chiunque altro. Il messaggio evangelico è un messaggio profondamente ‘etnico’, e non poteva essere altrimenti visto che si rivolgeva agli ebrei e solo dopo è stato manipolato per assumere temi universalistici che non aveva.
Ma, al di là di questo, possibile che l’uomo che vive da ricco privilegiato in uno Stato dittatoriale circondato da alte e invalicabili mura, ci sfracassi le palle ogni giorno con la stanca propaganda dell’abbattere i muri?
Il suo è un messaggio criminale. Perché è senza i muri che i più deboli diventano preda della violenza. Il forte, il ricco e il criminale non hanno bisogno di muri: sanno difendersi da soli. Anzi, prosperano in un mondo senza muri: sono i deboli, i poveri e gli onesti che hanno bisogno di mura che li difendano.
Chi non vuole muri è un criminale. Il pensiero di Bergoglio è un pensiero criminale.
Oggi l’ho sentita al telegiornale, come al solito scagliarsi verso il nazionalismo ed aprire le braccia alla globalizzazione non soltanto finanziaria, che, tradotto, significa portarsi i neri in casa. E dargli i nostri diritti significa dargli i nostri soldi, i nostri lavori, le nostre case. Forse ci riusciranno, forse tra un paio di generazioni saremo talmente pochi, vecchi, deboli, che si prenderanno tutto e non potremo fare niente.
Spero accada qualcosa prima.
Anche Caino e Abele erano fratelli. E non erano nemmeno ebrei.