200MILA IMMIGRATI ENTRANO CON RICONGIUNGIMENTI FAMILIARI E POI AMMAZZANO I POLIZIOTTI
L’anno scorso, oggi, un dominicano uccideva due poliziotti nella questura di Trieste. Matteo e Pierluigi. Lui e il fratello erano arrivati in Italia con i famigerati ricongiungimenti familiari:
Ogni anno, in Italia, arrivano così oltre 200mila immigrati attraverso i ricongiungimenti familiari. Sono numeri drammatici, che parlano di sostituzione etnica. Che vista la natura dei ‘ricongiungimenti’ sono destinati a moltiplicarsi negli anni.
Dicono che ci servono ‘lavoratori’. Non è così, ma anche se fosse vero, perché dobbiamo importarne moglie, figlie, cugini e nipoti? Questa non è immigrazione per lavoro, è ripopolamento.
E’ con i ricongiungimenti familiari che la Francia ha importato il problema delle banlieus e gli Usa quello delle gang centroamericane. E noi stiamo seguendo la stessa folle strada.
Ed è anche urgente tornare allo ius sanguinis abrogato nel 1991, da un parlamento abusivo come quello che, ora, vuole definitivamente affossarci come popolo, approvando lo ius culturae
Nel 2006 i nuovi italiani erano stati 35.260. L’anno dopo crebbero del 29 per cento, nel 2008 di un altro 18, nel 2009 del 10 per cento circa e nel 2010 dell’11 per cento. In quell’anno le acquisizioni di cittadinanza erano state 65.932: in meno di un quinquennio si era registrato un incremento dell’85 per cento. Il 2011 ha fatto segnare una stasi, con un passo indietro del 15 per cento. Ma dal 2012 il ritmo ha ripreso a galoppare anno dopo anno, fino a toccare il livello record del 2016, con circa 202mila cittadinanze: quasi sei volte più di dieci anni prima. Nel 2002, secondo il primo dato ufficiale disponibile dell’Istat, erano appena 12mila. In quattro anni, dal 2012 al 2016, le cittadinanze concesse sono raddoppiate: da 101mila a 202mila. Per poi stabilizzarsi a metà strada.
Questa rincorsa ha portato l’Italia a conquistare anche il primato europeo delle cittadinanze concesse. Dalle 53.696 del 2008 si è passati alle 146.605 del 2017: quasi tre volte in più.
Quanto alla provenienza, la gran parte è originaria di Albania e Marocco, i Paesi che hanno sempre fornito il maggior numero di nuovi italiani. Albanesi e marocchini sono i più interessati a conseguire il passaporto italiano: su cento residenti in Italia di queste nazionalità, 7,3 lo ottengono. Molto meno interessati sono altre etnie che pure costituiscono comunità nazionali molto numerose nel nostro Paese, come romeni, cinesi e filippini.
La percentuale di acquisizione di romeni è ferma all’1,3. Del resto, la Romania fa già parte dell’Unione europea e i suoi cittadini possono già muoversi liberamente all’interno dei ventotto Paesi dell’Ue. Cinesi e filippini restano fortemente legati alle tradizioni e alla cultura dei loro luoghi di origine. Percentuali più significative fanno invece segnare indiani, bangladesi, pakistani, tunisini, peruviani, macedoni ed egiziani.
Più che degli sbarchi, il boom delle richieste di cittadinanza è conseguenza delle sanatorie che hanno accompagnato ogni cambio delle leggi sull’immigrazione. Regolarizzazioni massicce sono seguite alla legge Martelli del 1990, al decreto Dini del 1995, alla Turco-Napolitano del 1998 e anche alla Bossi-Fini del 2002, che pure inasprì le norme in materia. Nel 2006 il secondo governo Prodi varò una sanatoria mascherata quando il decreto flussi allargò il diritto di ottenere il permesso di soggiorno a tutti i richiedenti: non è un caso che il massimo storico delle cittadinanze sia stato registrato esattamente dieci anni dopo quell’operazione.
L’ultima sanatoria prima quella Bellanova, oltre 200mila clandestini, risale al 2011. Prima ancora c’era stata la regolarizzazione del 2009, riservata all’emersione di colf e badanti: in realtà, come sempre, nessuna badante, ma finti colf marocchini, pakistani e bengalesi. In quell’occasione furono presentate 300mila domande. Secondo l’Istat, negli anni Novanta più del 60% dell’aumento della presenza straniera in Italia è stato legato alle regolarizzazioni.
Parliamo in questi anni di 1 milione di non italiani diventati tali sulla carta. Un corpo estraneo. Un tumore che rischia di espandersi nel tessuto sociale fino a renderlo irriconoscibile.
Giornali e politici di ‘destra’ hanno preso questi numeri come la prova che lo ius soli non serva perché, dicono, la legge attuale funziona già nel dare la cittadinanza agli immigrati. Folli.
Sono dati allarmanti. Semmai indicano che già senza Ius Soli la situazione è sfuggita completamente di mano, figuratevi cosa sarebbe accaduto se fosse stato approvato.
Quindi è urgente tornare allo ius sanguinis. Ma anche bloccare i famigerati ricongiungimenti familiari: perché negli ultimi anni è così che arrivano 200mila immigrati l’anno. Anche quelli che sparano ai poliziotti, come i due fratelli dominicani. Ma anche fossero tutti perfetti cittadini, non sarebbero italiani: e senza italiani, non sarà più Italia.
Solo una parola sul lavoro: pox dire che x esperienza diretta non tutti i giovani italiani muoiono dalla voglia di lavorare… basta prospettare di non ex liberi x il w.end che storcono il naso… parlo x esperienza diretta…