lunedì 1 febbraio 2021

 BREAKING NEWS, CRIMINI IMMIGRATI, INVASIONE

DIRETTORE DELLA DIA LANCIA ALLARME: MAFIA ETNICA STA OCCUPANDO L’ITALIA

FEBBRAIO 1, 2021







Il Direttore della DIA, Maurizio Vallone lancia l’allarme criminalità etnica.


Costituita da organizzazioni eterogenee per origini, caratteristiche strutturali e modalità operative, la criminalità etnica rappresenta, invece, nel complesso panorama nazionale, una componente rilevante e in continua ascesa. Sono ormai numerosi i pronunciamenti giudiziari che hanno riconosciuto nella struttura e nell’operatività criminale dei sodalizi stranieri le connotazioni tipiche dell’organizzazione e dell’agire mafioso. In tal senso, la Corte di Cassazione si è da tempo espressa nei confronti di strutture cinesi, dei cults nigeriani nonché, più di recente, anche con riguardo ad una compagine di matrice romena al termine di un articolato percorso giurisprudenziale. Il core business dei gruppi stranieri in Italia è incentrato sul traffico di droga ma è significativo per dimensioni e pericolosità anche il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, finalizzato all’avvio di donne alla prostituzione, alla destinazione di soggetti di ambo i sessi al lavoro nero e all’accattonaggio forzoso. I sodalizi di matrice etnica si dedicano anche al traffico di armi e di merce contraffatta nonché ai reati contro il patrimonio.


Ormai presenti in quasi tutte le regioni, i gruppi criminali stranieri stanziali interagiscono con i sodalizi italiani in maniera diversa a seconda del territorio. Al Centro-Nord la criminalità etnica si muove in modo indipendente, divenendo talvolta egemone in ambiti territoriali più o meno estesi, ovvero realizza accordi funzionali con la delinquenza nazionale con la quale opera su un piano paritetico o come intermediario nella fornitura di merci e servizi. Nelle regioni del Sud le consorterie etniche operano in via subordinata ovvero con l’assenso della mafia locale, talvolta attraverso la dazione di un quantum. Ciò non esclude, ovviamente, come anche le matrici mafiose tradizionali accettino di operare su un piano paritetico nei “rapporti d’affari” intrattenuti con organizzazioni straniere nell’ambito dei traffici transnazionali fortemente sviluppati, soprattutto in materia di armi e di stupefacenti. Nel narcotraffico sono innanzitutto le organizzazioni albanesi a qualificarsi quali attori particolarmente affidabili ed ormai pienamente affermati sullo scenario internazionale. Ciò anche poiché sono in grado di movimentare ingenti quantità di cocaina e eroina attraverso la cooperazione di connazionali presenti in madre-patria, nel Centro-America e in altri paesi europei, specie nei Paesi Bassi, ponendosi spesso in affari, nella veste di affidabili intermediari, con la mafia calabrese, campana e siciliana o con altre matrici criminali. Risultano, inoltre, coinvolte nella gestione e nella spedizione, via mare, di imponenti carichi di marijuana, di cui l’Albania è Paese produttore, spesso in accordo con la criminalità pugliese. In tali ambiti criminali rivestono un ruolo di rilievo, per il particolare spessore criminale che li contraddistingue, i cults nigeriani, spesso tra loro contrapposti, ma accomunati da un modus operandi comune, riconducibile ai riti woodoo e ju-ju, utilizzati dai gruppi per la coercizione, psicologica e fisica, dei sodali e delle giovani donne reclutate in Nigeria e nei paesi limitrofi, queste ultime forzate alla prostituzione in Italia. Diverse inchieste giudiziarie rivelano come le rotte della tratta di esseri umani prevedano tappe ben definite, spesso coincidenti con quelle del commercio illegale di armi, stupefacenti e tabacco, prima, nelle “connection houses” in Libia e, successivamente, nei centri di accoglienza in Italia.


 














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