Le notizie della Val Di Sieve
sabato 29 settembre 2018
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INVASIONE
DIPLOMATICO CINGALESE PORTAVA SPIE IN ITALIA CAMUFFATE DA IMMIGRATI
SETTEMBRE 29, 2018
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Ibra Lebbe Hadji Jameel, funzionario del Corpo diplomatico dello Sri Lanka, non gestiva un «semplice» traffico di connazionali clandestini, fatti sbarcare con documenti falsi all’aeroporto di Malpensa, ma un piano articolato per poter immettere, in Italia vere e proprie ‘cellule clandestine’: «Soldati» dei Servizi segreti pilotati nelle Ambasciate e nei Consolati per carpire segreti e fatti passare, questo almeno era l’obiettivi, per dei comuni cittadini.
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I soldi e la base Il «sistema» del 53enne, arrestato dalla polizia a metà mese nello scalo varesino e incarcerato a Busto Arsizio, all’analisi degli inquirenti sta assumendo una connotazione inquietante.
Anche se lui insiste nel dire che voleva ‘solo’ arricchirsi trasportando clandestini in Italia.
Ora invece si ipotizza una rete estesa, attiva da tempo, e della quale Ibra Lebbe Hadji Jameel era una delle ultime pedine, il manovale, il passeur, lo scafista, quello che fisicamente accompagnava gli irregolari in aereo e li affiancava ai varchi doganali nelle fasi di controllo dei passaporti.
Nell’ultimo viaggio con atterraggio a Malpensa, Ibra Lebbe Hadji Jameel era insieme alla moglie e a quattro ventenni, due ragazze e due ragazzi. Sui documenti dei ragazzi, i visti di Schengen erano fasulli. L’aereo proveniva da Doha, Qatar. All’agente che ha osservato quei documenti, l’anomalia è apparsa evidente. Neanche c’è stata la volontà di realizzare passaporti taroccati da una mano esperta. Perché?
Il diplomatico si sarebbe “difeso” sostenendo che, incaricato dai genitori dei ragazzi e in «cambio» di 4mila euro in contanti per ognuno, doveva garantire agli stessi l’arrivo conclusivo a Parigi. Non è chiaro per quale motivo, anziché la Francia, sia stata scelta l’Italia. Difficile ipotizzare che Ibra Lebbe Hadji Jameel, nell’allestimento del piano e si desume immaginando i rischi che avrebbe corso, abbia sottovalutato la qualità dei controlli nell’aeroporto varesino. Chi «muove» clandestini per via aerea, preferisce soluzioni meno problematiche per poi girare liberamente nell’Unione europea, a cominciare dalla Grecia che rimane un «porto franco».
In cella Ibra Lebbe Hadji Jameel sta gestendo il trascorrere dei giorni senza particolari sofferenze, così almeno si apprende dal penitenziario di Busto Arsizio peraltro alle prese, in queste ore, coincidenza, con una rivolta dei detenuti che ha provocato il ferimento di dieci agenti.
Ibra Lebbe Hadji Jameel è una figura molto nota nel suo Paese, dove l’arresto ha generato una fibrillazione che parrebbe perfino eccessiva se, per appunto, fossimo alle prese «esclusivamente» con quattro clandestini e basta. Il 53enne vanta un passato, sempre da ufficiale diplomatico, in Giordania e in Libano tra l’agosto del 2012 e il febbraio del 2015. Negli ultimi tempi, aveva avuto un incarico in Islanda ed era finito al centro di una lotta interna alla diplomazia cingalese, tanto che era stato allontanato e riammesso con la consegna di un nuovo passaporto. Una figura che, da un lato, ha un curriculum riconosciuto e, dall’altro lato, vanta già passaggi misteriosi nella sua carriera. Ibra Lebbe Hadji Jameel è esperto del mondo mediorienate e ha buoni agganci nei Paesi arabi. Nessuno, al momento, può escludere che il cingalese abbia introdotto già altre persone in Italia, persone che magari non erano connazionali ma agenti dello spionaggio internazionale.
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