Dopo la segnalazione di fine agosto nel Torinese, a Vaie, ha fatto la sua comparsa anche a Cuneo, su aceri e betulle a Madonna dell’Olmo, il tarlo asiatico del fusto. Si tratta di un insetto migrante introdotto accidentalmente nel nostro Paese, che potrebbe causare danni incalcolabili al comparto agricolo e forestale, se non adeguatamente confinato e debellato.
Ricorda qualcuno?
“Come la cimice asiatica – spiegano i tecnici dell’Agenzia 4A di Coldiretti Cuneo – questo insetto può attaccare tutte le specie di piante, dagli alberi da frutto come meli, peri e pesche alle piante ornamentali, sia coltivate come gli aceri sia selvatiche come le betulle e i salici. Il tarlo asiatico produce nel fusto e nei rami i tipici fori dei tarli e si diffonde con grande rapidità, con danni potenziali gravissimi per aziende frutticole, vivai e aziende dedite alla silvicoltura.”
Non solo. In caso di espansione massiva, i rischi riguarderebbero non solo le nostre imprese agricole ma anche, indirettamente, tutta la popolazione, poiché le piante colpite da tarlo asiatico, debilitate e fragili alle sollecitazioni, ad esempio del vento, rischiano di collassare.
“Sin dal mese di agosto – rassicura Tino Arosio, Direttore di Coldiretti Cuneo – la nostra Organizzazione segue da vicino la problematica in collaborazione con il Settore Fitosanitario della Regione Piemonte. I nostri tecnici dell’Agenzia 4A hanno già informato le aziende, sono al lavoro per verificare che le coltivazioni siano esenti da infestazioni e forniscono consigli utili a prevenire la dispersione sul territorio di eventuali focolai.”
“Oggi più che mai – prosegue il Direttore – sono necessari controlli più rigorosi per l’importazione dall’estero di piante ed essenze vegetali, per scongiurare che diventino veicolo di diffusione per insetti alieni come il tarlo asiatico del fusto.”
I cinesi fanno al nostro tessuto produttivo quello che il ‘tarlo asiatico’ fa alle piante. E se uno dei due va sterminato, l’altro è sufficiente rimandarlo indietro.
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