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sabato 29 settembre 2018
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LANCIANO, IL QUARTO ROMENO AVEVA GIÀ MASSACRATO PER RAPINA: MA ERA LIBERO
SETTEMBRE 29, 2018
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Alexandru Bogdan Colteanu è il bastardo romeno di 23 anni che ha tagliato l’orecchio alla donna, durante la brutale rapina di Lanciano. E’ lui il quarto uomo di Lanciano. Nel video durante l’ultimo arresto:
Lanciano. Nel video durante l’ultimo arresto:
Arrivato in Italia appena il governo Prodi non mise limiti all’ingresso dei romeni in Italia, già da ragazzino si fece conoscere in questura a Frosinone, la città dove ha vissuto.
Il salto di qualità criminale è arrivato 5 anni fa. Quando, ancora minorenne è stato condannato per due rapine, insieme al fratello.
Sempre lo stesso copione, violenza cieca e gratuita. Ma nonostante questo era libero. Perché non lo misero in galera, ma in una casa famiglia in Umbria: da dove, ovviamente, fuggì.
Dopo i colpi grossi, i dementi che chiamiamo magistrati avevano provato a redimerlo con l’affidamento ai servizi sociali. Ma poi quella misura era stata revocata. L’ordine di carcerazione per finire di scontare la pena di un anno e quattro mesi risale al 2017. Troppo tardi. Lui era già fuggito.
Così a Lanciano ha massacrato di botte il medico Carlo Martelli, 69 anni e strappato l’orecchio destro alla moglie Niva Bazzan.
Alexandru Bogdan Colteanu, come molti figli di immigrati, ha iniziato la sua brutale carriera criminale, proprio dove la famiglia si era trasferita: in una villetta di Frosinone, la casa di Mario Marini, la notte tra il 10 e l’11 giugno 2013. L’uomo, padre dell’ex sindaco del Pd Michele, all’epoca aveva 86 anni e viveva solo. Sorpreso nel sonno da 4 immigrati incappucciati, minacciato con una pistola spianata a pochi centimetri dal volto, picchiato selvaggiamente. Legato a una sedia e lasciato agonizzante, sul volto un asciugamano per impedirgli di urlare.
«Ha avuto anche un infarto – racconta il figlio –. L’ha trovato mia sorella dopo 20 ore. Questo è sadismo. Non sapevo fosse la stessa persona di Lanciano. Non sapevo nemmeno fosse stato condannato. Uno s’aspetta che chi commette un delitto del genere paghi. E poi venga ricondotto nel suo paese, non può restare in Italia. Salvini dice che bisogna buttare via la chiave? Da figlio sono d’accordo». Il 7 luglio un’altra rapina, sempre a Frosinone. Una coppia massacrata di botte: a sprangate.
Il vice questore Carlo Bianchi catturò i banditi: «A vederli, sono ragazzini. Se c’è un minimo di reazione, fisicamente non sono in grado di reggere. Organizzano le rapine come dovessero mettere insieme una squadra per una partita di calcetto. Un giro di telefonate. Tu ci stai, no? Allora chiamo quell’altro. La cosa disarmante è che noi passiamo la vita a correre dietro sempre alle stesse persone». Mario Marini sentendoli parlare identificò i due fratelli che gli avevano fatto lavori in giardino. «Ti conosco, perché mi stai facendo questo?», chiese disperato a chi lo colpiva. «Forse davvero speravano morisse», commenta un investigatore.
O noi, o loro. E’ tempo che Salvini metta mano al problema dei romeni. E’ intollerabile che entrino ed escano dall’Italia come se fossero italiani, solo perché c’è la fottuta Ue senza confini: la Romania si prende le nostre imprese e ci scarica la sua feccia. Deve finire.
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