giovedì 28 ottobre 2021

 BREAKING NEWS

TUNISINO VOLEVA UCCIDERE UN ITALIANO, HA UCCISO IL PRETE CHE IMPEDÌ SUA ESPULSIONE: ERGASTOLO

OTTOBRE 28, 2021
































È stato condannato all’ergastolo Ridha Mahmoudi. Il clandestino tunisino di 56 anni che il 15 settembre del 2020 uccise a coltellate a Como don Roberto Malgesini. Conosciuto come il prete dei migranti. La sentenza è stata pronunciata dalla Corte d’Assise di Como.


Prete ucciso dal clandestino che il governo non ha espulso per 6 volte

Il pm comasco Massimo Astori ha chiesto la condanna all’ergastolo per Mahmoudi Ridha, il tunisino che il 15 settembre 2020 uccise a coltellate Como don Roberto Malgesini, il prete degli ultimi. La requisitoria è terminata nel primo pomeriggio e in serata dovrebbe arrivare la sentenza. Nella sua lunga ricostruzione, il pm ha ripercorso quella tragica …




Così muoiono i buonisti. Una tragedia. Ma ancora più tragico quando a morire sono altri a causa del loro buonismo. Ricordiamo Kabobo, ospitato a Milano sempre da loro e assassino.

I giudici hanno respinto la richiesta della difesa di dichiarare Mahmoudi incapace di intendere e di volere. O, quantomeno, di concedere una perizia psichiatrica.

Il pubblico ministero, Massimo Astori, aveva concluso che l’assassino era assolutamente consapevole di quello che faceva, nel momento del delitto. E che il delitto fosse premeditato.

Don Roberto Malgesini, 51 anni è morto a pochi passi dalla chiesa di San Rocco, dove prestava servizio a Como. Ucciso a coltellate dal tunisino destinatario di 6 provvedimenti di espulsione.

Gli operatori della Caritas e volontari che aiutavano don Roberto hanno ripetuto che Ridha Mahmoudi si sentiva vittima di un complotto per allontanarlo dall’Italia. Dai testimoni è emerso il ritratto di un uomo “pretenzioso. Convinto che non si facesse abbastanza per lui. Arrabbiato con tutti e in particolare con gli italiani”.

Lo psichiatra collaboratore della Caritas che lo ha incontrato una volta ha interrotto il colloquio dopo mezz’ora. “Parlava solo lui, non era disposto ad ascoltare, non era disposto ad accogliere suggerimenti”, ha detto in aula.

Il legale che lo ha assistito in numerose pratiche legate alle espulsioni ha confermato che non seguiva le indicazioni. “Don Roberto mi aveva chiesto di aiutarlo e spesso lo aveva accompagnato agli incontri nel mio studio. Poi mi aveva detto che non se ne occupava più e mi aveva chiesto di fare riferimento ai volontari della Caritas. Non ascoltava, capiva quando voleva. Il suo unico pensiero fisso era che non voleva tornare in Tunisia“.

Insomma, chi ha aiutato a non farlo espellere è stato ucciso da chi ha aiutato. Si è chiuso, tragicamente, un cerchio.













Nessun commento:

Posta un commento