SONO STATO OFFESO, DISCRIMINATO, GIUDICATO INGIUSTAMENTE, MESSO IN CATTIVA LUCE AGLI OCCHI DEI MIEI FAMIGLIARI, MA LA COSA CHE MI HA DATO PIù FASTIDIO E' QUELLA DI ESSERE FALSAMENTE UNA PERSONA BISOGNOSA DI TERAPIE FARMACOLOGICHE, E CON QUESTO MI HANNO FATTO PERDERE IL MIO LAVORO.
PROVATE AD IMMAGINARE DI RECARVI DA UN PSICHIATRA PER UNA VALUTAZIONE GENITORIALE, NELLO STESSO TEMPO A VOSTRA INSAPUTA DEI PROFESSIONISTI SI METTONO IN CONTATTO CON IL TITOLARE DOVE VOI LAVORATE, A QUEST'ULTIMO GLI DICONO CHE TU 6 MALTO DI MENTE, OVVIAMENTE IL VOSTRO TITOLARE PRENDE DELLE PRECAUZIONI, ORA SE LAVORATE NELLA SICUREZZA ARMATA, SUBITO PERDETE IL VOSTRO LAVORO, MA SOPRATUTTO LA DIGNITA'.
ECCO!, QUESTO E' CAPITATO A ME ALCUNI ANNI FA!,
SE FOSSI L'UNICO, SAREI UN MITO, MA PURTROPPO DETTO MITO NON LO SONO, PERO' OGNI SINGOLA VICENDA CERCANO DI FARLA PASSARE PER UN CASO ISOLATO, E PROPRIO PER QUESTO CHE VI VOGLIO FAR VEDERE CHE QUELLO CHE NEI 15 ANNI HO SEMPRE DETTO, E' RELATA' DELLE COSE, PERCHE' E' UN CONTO AGIRE ESCLUSIVAMENTE SUI I MINORI, ALTRO INVECE Eì DIPINGERE FALSAMENTE IL GENITORE COME PERSONA INAFFIDABILE, POCO ATTENTA ALLE ESIGENZE DELLE PROPRIE FIGLI/E, SUDICIO, INCAPACE, BISOGNOSO DI TERAPIE FARMACOLOGICHE, MANIACO SESSUALE; DETTI DIPINTI ANCORA OGGI SONO NELL'ARCHIVIO DEL CARCERE DI SOLLICIANO, E LI' RIMARRANNO PER ETERNO.
MA FORSE E' MEGLIO CHE VI RENDETE CONTO DA SOLI QUANTO DANNO FANNO QUESTE PERSONE, VOGLIO DIRE UNA COSA A CHI NON CI CREDE, VI AUGURO DI NON TROVARVI NELLA NOSTRA SITUAZIONE MAI!, INOLTRE AGGIUNGO A CHI ANCORA NON E' ARRIVATO A DETTA SITUAZIONE, A TUTTI HANNO FATTO CREDERE CHE I VOSTRI FIGLI/E RESTERANNO CON VOI, MA NON STANNO COSI LE COSI, FINCHE' SIETE SEGUITI DA LORO, SIETE A RISCHIO, E' BRUTTO SAPERE CHE TUO FIGLIO/A E' STATO ALLONTANATO MENTRE ERA A SCUOLA, E TU A LAVORO. CHI MI HA VERAMENTE CONOSCIUTO HA RICEVUTO TANTI OVETTI CON LA SOPRESA DENTRO.
" VEDETE DA VOI LA REALTA' DEI FATTI, LA QUALE HA STA DIVENTANDO UN GROSSO PROBLEMA PER LA NOSTRA SOCIETA'.
NB: LO COPIATO DA UN SITO,
05/01/2011 - 23.33
Quando entrano in campo i cosiddetti “Servizi territoriali”, cominciano i guai, soprattutto per i figli, principale oggetto di studio a modello “cavia da laboratorio” che, come genitori, parenti e membri tutti della famiglia, sono ridotti a “definizioni e catalogazioni, ed etichettati in categorie che ben poche volte hanno a che fare con le reali condizioni in cui si trovano". Ogni caso, è un caso a parte, quindi di per sé non dovrebbero esistere categorie in cui obbligatoriamente tutti i casi sono fatti rientrare.
Sostanzialmente, i Servizi Territoriali esprimono un “parere psico-sociale” sulle capacità genitoriali e potenzialmente “sviluppabili” e il tipo di legame esistente fra genitori e figli. Ed è questo uno dei passi fondamentali sottoposto a numerosissime contestazioni nei casi di separazione ove vi sia l´intromissione dei servizi sociali, specie quando gli incaricati responsabili del progetto non hanno le necessarie qualifiche professionali. E capita più spesso di quanto si creda.
Sul territorio nazionale le competenze dei Servizi Territoriali e dei Servizi Affidi sono realizzate attraverso organizzazioni e strutture differenti, a seconda delle necessità, possibilità territoriali o amministrative. Per dare inizio ad un percorso di affido il rapporto minore - famiglia d’origine deve svolgersi in una situazione disfunzionale: la famiglia non svolge, o svolge in maniera insufficiente, i compiti di accudimento ed educazione del minore, rischiando di lasciarlo in balia delle sue ridotte capacità o addirittura di altri, in maniera consapevole o inconsapevole; la famiglia distorce i compiti suddetti assegnando al minore ruoli non adatti, imponendogli comportamenti non adeguati all’età o non rispettando le necessarie capacità generazionali.
Le relazioni minore-famiglia affidataria e famiglia affidataria-famiglia d’origine, si devono avviare solamente dopo un intervento del livello istituzionale e, nel caso in cui si siano attuate spontaneamente, l´istituzione dovrebbe farsi immediatamente carico della qualità di questi rapporti. La relazione disfunzionale minore - famiglia d’origine, quindi, apre il rapporto con il livello istituzionale e nascono quindi le relazioni Servizi Territoriali - minore e Servizi Territoriali - famiglia d’origine che devono realizzare la prima fase fondamentale del processo: l’identificazione del bisogno. Questa fase avvia due relazioni a livello istituzionale: la relazione Servizi Territoriali - Autorità Giudiziaria e quella Servizi Territoriali - Servizi Affidi.
La prima vede coinvolto, nella fase di identificazione del bisogno, il Giudice Tutelare quando la relazione Servizi Territoriali - famiglia d’origine si svolge senza conflitti; vede coinvolto, invece, il Tribunale per i Minorenni quando la relazione Servizi Territoriali - famiglia d’origine non perviene ad un accordo. La seconda relazione Servizi Territoriali-Servizi Affidi innesca la successiva fase del processo: l’identificazione della risorsa. Questa fase vede coinvolti i due Servizi sopraindicati per l’individuazione, all’interno della "Banca famiglie", del nucleo familiare più indicato per la specifica situazione in esame. Le due relazioni appena individuate danno avvio, a livello di processo, alla fase definitiva: la presa di decisione. In questo momento avviene l’abbinamento minore - famiglia affidataria. Si aprono le relazioni famiglia affidataria - famiglia d’origine e famiglia affidataria - minore come previsto dal progetto; queste relazioni si realizzeranno sempre secondo l´intervento del servizio competente. La funzione di gestore e mediatore del Servizio competente costituisce la base dell’ultima fase del processo, quella della valutazione e verifica. Questo momento fondamentale apre nuovamente la relazione tra il servizio di territorio e il servizio affidi per la revisione dei criteri di selezione e abbinamento delle famiglie e può portare alla chiusura dell´affidamento familiare riportando il minore alla famiglia di origine nel momento in cui diventi nuovamente funzionale.
Esiste poi tutta una serie di procedure specifiche per le richieste di affidamento, regolate da leggi molto severe. Ed è giusto che sia così. Se fossero sempre applicate con altrettanta severità.
In tutti i casi, comunque, la legge prevede che i primi ad essere consultati siano gli stessi minori, i bambini, che devono essere informati e preparati e che invece, nella quasi totalità dei casi, sono trattati come veri e propri “pacchi postali” a seconda delle decisioni dei vari servizi di affidamento o servizi sociali. Allo stesso modo, esistono diverse tipologie di affidamento: a lungo termine (fino a due anni e solitamente applicato alle situazioni più complesse); a medio termine (fino a 18 mesi); a breve termine (da 6 a 8 mesi), a tempo parziale (alcune ore giornaliere).
L´affido può essere applicato con il consenso dei genitori (consensuale) oppure con provvedimento emanato dal tribunale dei minori (giudiziale) ed è qui che sorgono ulteriori problemi in seguito alle interpretazioni dei singoli tribunali in merito alla legge in questione. Spesso infatti, il giudice decide di non consultare il minore (che ha tale diritto a partire dal dodicesimo anno di età) ed emette sentenze che possono andare a danno, prima di tutti, dello stesso bambino, fatto oggetto di scambio. Capita sovente che il tribunale non conceda udienza al minore anche sotto la stessa richiesta dei genitori.
L´istruttoria-capestro
La fase istruttoria consiste in alcuni colloqui con l´assistente sociale e gli psicologi affidati al caso specifico. Ma che cosa succede quando tali figure non hanno i necessari requisiti per assolvere al proprio ufficio? Anche in tal caso gli esempi sono numerosi, e i ricorso ai tribunali dei minori si accumulano, per poi essere i archiviati senza motivazione o addirittura insabbiati. E anche di questo esistono casi documentati, specie quando gli assistenti sociali che, per norma, sono tenuti a conoscere e consultare più volte tutti i componenti della famiglia che vengono a contatto con i bambini, non svolgono tale obbligo, prendendo decisioni sulla base di un solo incontro durato mezz´ora. E può capitare che in base a tali superficiali incontri, venga raccomandata al tribunale la procedura di affidamento anche “sine die”, ovvero: al minore è impedito di frequentare la famiglia di origine fino al raggiungimento della maggiore età. A quel punto il danno è fatto e, spesso, irreversibile, e si trascina a volte per il resto della vita.
Non è raro che, a volte, molti avvocati matrimonialisti giudichino l´operato degli assistenti sociali, “più dannoso di un´epidemia di colera”...
Chi è l´assistente sociale?
Per definizione, dovrebbe essere una figura altamente qualificata che, in base a determinati principi, conoscenze e metodi, svolge la propria attività nell´ambito organizzativo delle risorse sociali, messe a disposizione dalle amministrazioni. E già questo è un punto dolente, visto che le disponibilità sono oltremodo inadeguate.
Per definizione, un professionista che opera con autonomia tecnico-professionale e di giudizio in tutte le fasi dell´intervento per la prevenzione, il sostegno ed il recupero di persone, famiglie, gruppi e comunità in situazione di bisogno e di disagio e può svolgere attività didattico-formative. Inoltre è chiamato a svolgere compiti di gestione, concorre all´organizzazione e alla programmazione e può esercitare attività di coordinamento e di direzione dei Servizi Sociali. La professione dell´Assistente Sociale può essere esercitata in forma autonoma o di rapporto di lavoro subordinato. Nella collaborazione con l´autorità giudiziaria, l´attività dell´Assistente Sociale ha esclusivamente funzione tecnico-professionale.
Secondo la norma di legge l´assistente sociale deve essere in possesso di particolari requisiti, di una laurea di 1° o di 2° libello, o dottorato in Ricerca e Servizio Sociale, Sociologia, Metodo e Tecnica del servizio Sociale. E´ altresì necessaria l´inscrizione all´Albo Professionale (CNOAS) previa abilitazione professionale da sostenere con un esame di stato. L´Albo è poi diviso a livello regionale e strutturato in due sezioni: La Sezione A per gli specialisti, ovvero i laureati di 2°livello, i quali assolvono sia le competenze della Sezione B, sia la elaborazione di programmi nel campo delle politiche e del servizio sociale, oltre ad analisi e valutazione degli interventi relativi al proprio servizio di categoria; supervisione e valutazione della qualità degli interventi di tirocinanti e studenti in laurea specialistica e altre specifiche. Nonché prevenzione, analisi, organizzazione, gestione, formazione. La Sezione B per gli assistenti sociali con laurea di 1°livello.
La burla degli “incontri protetti”
Quando gli assistenti sociali lo ritengono necessario, e quindi a livello assolutamente arbitrario e senza consultare i genitori, decidono, per esempio, che in un caos di separazione dove marito e moglie siano in disaccordo, la situazione renda necessario che il padre, ovvero colui che nella quasi assoluta totalità dei casi è allontanato dalla custodia dei figli, debba incontrare per un tempo prestabilito a giorni prestabiliti (solitamente un´ora per due volte alla settimana) i propri figli, in un luogo deciso dagli stessi assistenti sociali e sotto la loro sorveglianza. Sorveglianza che si solito è svolta da un tirocinante senza la necessaria esperienza.
Una delle “tecniche” prescrive che l´incontro debba svolgersi in una stanza appositamente scelta. E qui i bambini dovrebbero sentirsi a loro agio. In una stanza sconosciuta, di un ambiente sconosciuto, sotto lo sguardo di una persona sconosciuta che nulla sa e nulla conosce né di loro, né della situazione che stanno vivendo, né del padre, né della madre. Da questa situazione, l´assistente sociale dovrebbe trarre delle conclusioni sul futuro di persone adulte e bambini.
Le relazioni compilate sono poi sottoposte al giudice che deve decidere su affidamento, assegno per alimenti, rapporti interfamiliari, frequentazione dei bambini e quant´altro. Questi rapporti sono, a volte, qualcosa di veramente sorprendente. Compilati con estrema superficialità, lacunosi, con conclusioni assolutamente errate.
NB: LO COPIATO DA UN SITO,
Le assistenti sociali nel mirino, auto bruciata e minacce sui muri
Fonni, distrutto dalle fiamme il fuoristrada Suzuki della dipendente comunale Rosanna Verachi In paese cresce la preoccupazione. Indagini degli agenti del Commissariato e dei carabinieridi Giovanni Melis.
FONNI. Scritte ingiuriose sui muri e un'auto che va a fuoco, probabilmente per un attentato incendiario. Questo accade a Fonni, capitale economica della Barbagia di Ollolai, dove due episodi, accaduti in successione tra ieri e avanti ieri hanno turbato la tranquillità del paese. Nei giorni scorsi era comparsa anche qualche scritta contro gli amministratori, che comunque non aveva destato particolare preoccupazione. Poi è finita sotto tiro Anna Gregu, assistente sociale del comune, bersagliata da ingiurie. E infine il gesto più grave, sul quale sono in corso gli accertamenti da parte dei vigili del fuoco di Nuoro, nei confronti di Rosanna Verachi, altra assistente sociale che opera presso l'amministrazione barbaricina.
Nel cuore della notte, la sua auto, un fuoristrada Suzuki è stato divorato dalle fiamme. Sul posto sono intervenuti gli agenti del Com missariato insieme ai carabinieri di Fonni e agli esperti del reparto scientifico. E i vigili del fuoco per domare le fiamme. Secondo i primi accertamenti, la matrice parrebbe dolosa: sarebbero emerse delle tracce di innesco che farebbero pensare ad un incendio appiccato al fine di danneggiare l'autovettura. Ma l'ultima parola spetterà ai tecnici che ieri mattina hanno eseguito gli ultimi rilievi. Nel frattempo nel paese la preoccupazione è molto alta. Anche perchè le due donne sono molto conosciute e apprezzate per il loro lavoro. Rosanna Verachi è tornata a Fonni dopo anni di lavoro a Mamoiada, centro ove era molto stimata. Duplice quindi lo sbigottimento della comunità: il fatto che le due funzionarie comunali, lige al dovere e con un ottimo rapporto con la popolazione, possano essere finite sotto tiro da parte di qualche vandalo, non viene proprio digerito. Così come non si riesce a comprendere il movente che può aver portato qualcuno a scrivere sui muri contro Anna Gregu e, qualora venisse confermata la tesi dell'attentato, incendiare la macchina di Rosanna Verachi.
Immediata la presa di posizione dell'amministrazione comunale che ha duramente condannato il gesto. Così come è stata dura la condanna da parte della società civile fonnese, che spesso si scopre indifesa contro questo tipo di atti, che troppo spesso rimangono impuniti. Non rimane che attendere l'esito delle indagini per scoprire quale sia la ragione che ha spinto una o più persone a commettere questi gesti. Fatti che, assieme ad altri già sotto la lente degli investigatori, coordinati dalla Procura di Nuoro,
alla quale i carabinieri hanno trasmesso un'informativa. Degli episodi si sta occupando con particolare attenzione la questura di Nuoro. Il fatto ha destato preoccupazione anche nelle assistenti sociali del territorio. Il problema potrebbe sarà affrontato nei prossimi giorni in Prefettura.
Padre si sfoga su Facebook contro assistenti sociali “E’ diffamazione via Internet”
Per i suoi commenti pungenti l’uomo – un padre separato con due figli di 7 e 11 anni – è stato denunciato dal Presidente dell’Ordine degli assistenti sociali e ora è indagato.
Roma, 6 gennaio 2010 – M. G., romano, classe 1966, è uno dei tanti padri separati italiani che da anni combatte in Tribunale per vedere riconosciuti i propri diritti. Ma Marco è anche uno dei tanti iscritti a facebook che utilizza il socialnetwork per esprimere giudizi, pareri o lamentele su ciò che accade nella vita di tutti i giorni.
La sua storia inizia da una difficile separazione giudiziale con la moglie. I bambini, di 7 e 11 anni, vengono inizialmente affidati a lui per alcuni gravi episodi di maltrattamento da parte della madre e dal di lei compagno nei confronti dei mambini. Poi, visti i suoi ipossibili turni di lavoro (fa la guardia giurata), vengono nuovamente affidati alla madre ma con il «controllo» dei servizi sociali e degli assistenti sociali del Comune di Roma.
Ma gli assistenti sociali – a suo parere – non riferiscono puntualmente al Tribunale di come i due bambini continuano a venire maltrattati ed abbandonati, per ore da soli in casa, dalla madre. Ed allora, forse per sfogarsi, forse per trovare appoggi, sfoga la propria rabbia sul socialnetwork : è il 3 giugno 2009. La situazione nel corso dei mesi non migliore anzi peggiora. Qualche giorno fa per Marco un’altra amara sorpresa: per quei commenti pungenti su facebook è stato denunciato dal Presidente dell’Ordine degli assistenti sociali e dopo alcuni mesi arriva la richiesta di conclusione delle indagini preliminari della Procura di Roma.
È indagato per diffamazione a mezzo internet. Assistito, nell'imminente processo penale, dagli avvocati Anna Orecchioni e Giacinto Canzona, assicura che continuerà a sostenere, dentro e fuori le aule di giustizia, le sue ragioni di padre separato.
Servizi sociali nei guai: incontri sospesi tra il bambino e il padre rinviato a giudizio
Nota - Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PadovaOggi.
Un bambino padovano era stato costretto dai Servizi sociali a incontrare il padre dopo che lo aveva abusato. Ora il giudice dell'udienza preliminare, il dott. Gambardella, durante l'udienza preliminare dello scorso 24 ottobre ha deciso di rinviarlo a giudizio con l'accusa di abusi sessuali fissando per il 12 marzo 2014, la data della prossima udienza.
La situazione si complica anche per l'assistente sociale e la psicologa dei servizi sociali del Consultorio di Piazzola sul Brenta (Padova) che hanno permesso che questo avvenisse. Ancora più assurdo, è che tutto ciò sia accaduto sotto la completa indifferenza del Tribunale per i Minori di Venezia.
Nei giorni scorsi, dopo l'ennesima protesta e avvertimento di denuncia da parte di Francesco Miraglia, legale della madre e del bambino, il servizio sociale in persona, nella figura del suo rappresentate, ha comunicato Servizi sociali nei guai: incontri sospesi tra il bambino e il padre rinviato a giudizio
l'interruzione degli incontri tra padre e figlio, ma non solo. In data 31 ottobre il Tribunale per i Minori di Venezia, ha emesso un decreto dove chiedeva tutta la documentazione inerente al rinvio a giudizio del padre.
"Finalmente qualcuno sembra essersi accorto della gravità della situazione e che era una decisione quanto meno discutibile l'insistere affinché questi incontri si svolgessero. - afferma l'avvocato Francesco Miraglia del foro di Modena - Mi sembra inverosimile che un servizio pubblico, quale quello sociale contribuisca a far del male a un bambino che già di per sé sta vivendo un grosso disagio, ancora più grave è poi la superficialità e il pressapochismo con cui il Tribunale per i Minorenni ha gestito la situazione rimanendo fino a ora completamente sordo davanti ad una siffatta vicenda.
toto e che il Tribunale per i Minorenni svolga effettivamente il suo compito di tutela e non semplicemente si limiti a ratificare quanto sostenuto dall'assistente sociale, dalla psicologa o dalla consulente d'ufficio di turno. Mi preme inoltre, informare l'opinione pubblica della risposta del Pubblico Tutore dei Minori della Regione Veneto a cui si era rivolta la madre per denunciare il grave disagio del figlio nell'incontrare il padre: "Si suggerisce nelle more delle indagini in corso di accompagnare fiduciosamente il piccolo Marco (nome di fantasia) nel percorso di avvicinamento al padre come disposto del Tribunale per i Minori attraverso il sostegno degli operatori socio-sanitario dello stesso incaricato". A tal proposito ogni mio commento relativo alla funzione e all'utilità di questo Pubblico Tutore dei Minori è superfluo".
A questo punto ci auspichiamo che il servizio sociale che fino ad oggi si è occupato del caso venga rimosso in
Lo scorso 29 giugno, dopo aver più volte sottolineato agli organi competenti la situazione che stava vivendo il minorenne, il legale della famiglia ha deciso di querelare le due professioniste sottolineando come il loro comportamento fosse stato "lesivo","pregiudizievole" e "dannoso".
Ad accorgersi che qualche cosa non andava era stata proprio la mamma dei due bambini che aveva notato un cambiamento repentino nei figli, prima da parte della bambina che nel 2007, sentita presso il tribunale di Padova aveva affermato come il padre l'aveva costretta non solo a vedere film pornografici ma anche a spogliarsi davanti a lui e poi del maschio che non voleva incontrare l'uomo, che nel frattempo se ne era andato di casa.
Una vicenda che si spera non debba seguire gli estenuanti tempi della giustizia vista la gravità della situazione.
Né ho altri degli articoli, i quali raccolti su Internet ( ad esempio: Padova oggi ), comunque dal Nord al Sud è una strage, i padri si incazzano perché non riescono a vedere i loro figli/e, ma sopratutto vengono offesi, discriminati, accusati ingiustamente, i servizi sociali lì querelano dopo averli fatti incazzare con detti disegni criminosi, ed impedimenti a incontrare i minori, andiamo avanti cosi, visto che ancora sono cronache rosa, quando diventeranno poi nere, allora si che le cose cambieranno, comunque non siamo lontani.
Non so voi, mai io mi batto, e mi batterò per i miei diritti, ma sopratutto per i miei figlie, altro che se l'ascio le mie figlie tutto finisce!.
CD
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